Luigi D'Alessio è nato ai piedi del monte Somma, l'antico Vesuvio, nella zona partenopea vesuviana e questo ci rende la lettura delle sue poesie, per certi versi, in modo più semplice, più esplicativa. La visceralità del sentire, l'autoconoscenza che il proprio intelletto permette e favorisce, è stata propedeutica alla poiein in cui l'autore fabbrica la parola - per usare la terminologia urrariana - e le tematiche sottese. Il significato/significante obbedisce all'intuizione visionaria, infuocata, combattuta, densa del senso poetico in una intensità semantica di corrispondenze, rimandi, reiterazioni, decodificazioni. La lingua napoletana consente il caos delle parole, il rebus, le circonlocuzioni geniali che si riannodano alle precedenti parole/senso perfettamente incastonati nel verso; questo accade soprattutto nel significato oltre che nel suono ritmato. La poesia si fa spettacolo teatrale, clamore, urgente e severa metapoiesis, quel processo per cui la poesia parla di se stessa e spiega le sue ragioni e il suo farsi (Raffaele Urraro La fabbrica della parola - Manni, 2011). Così l'intelligente uso del- le parole difende la purezza della lingua dialettale napoletana come segni che conservano gestualità, memoria, appartenenza. [...] Per questo motivo l'autore si occupa di tutto, del dialetto e della sua traduzione in lingua svolgendo un'attività letteraria onesta, premurosa, di ricerca dello stile testimoniando coscienziosità, oculatezza e perspicacia