Domenico Antonio Tripodi, adolescente, lascia la bottega d'arte del padre Carmelo, pittore, scultore e parte per Certaldo, patria del Boccaccio. Finito il Servizio Militare, riparte per Siena, Firenze e Livorno e da questa città l'isola di Capraia non è lontana e vi si trasferisce per conoscere e studiare la sua primordiale e suggestiva natura: i cormorani, i corvi imperiali, le murene e i gabbiani. Affascinato da quegli scenari, Domenico comincia a dipingere quella natura. Tripodi è religioso ed è convinto credente. Egli pensa che la morte non è la fine della vita, ma un necessario «riposo» per una rinascita meno crudele e migliore. Tutto ciò è espresso chiaramente in molte sue opere.