La mostra raccoglie sedici pezzi originari della città siriana di Palmira, alcuni dei quali riuniti per la prima volta dopo la loro dispersione nelle collezioni occidentali, e otto da Aquileia che vogliono dimostrare, pur nella distanza geografica e stilistico-formale, il medesimo sostrato culturale che accomuna le due città, mediante l'utilizzo di modelli autorappresentativi e formule iconografiche affini. In un'epoca di guerra civile in Siria e di furia iconoclasta perpetrata da alcuni gruppi nei confronti di reperti archeologici vestigia del passato, la mostra si caratterizza per il suo valore simbolico e ideale al fine di sensibilizzare sul tema dell'archeologia ferita.