"Dagli anni Ottanta Maria Luisa Belcastro Schneidersitz non fa che dipingere mutatis mutandis sempre la stessa opera, come la maggior parte degli artisti, poiché a nessuno è dato uscire dai confini del proprio io. Pertanto, essendo ogni opera d'arte un altro da sé in cui l'artista si riflette, spesso senza riconoscersi, come è avvenuto al mitico Narciso, congrua metafora della pittura [...]. Cos' è per questa sorta di Comédie humaine, dipinta intingendo il 'pennello nei colori della vita', naturalmente della sua vita, da Maria Luisa. Ma a differenza di Honoré de Balzac, che raccontava la storia di ciascun protagonista della sus Comédie humaine, ella si limita alla semplice rappresentazione di ciascun personaggio, lasciando alle personali proiezioni dei fruitori di immaginarne le storie, magari tenendo sempre presente che anche allontanandosi dalla realtà visiva, l'arte riesce a cogliere reconditi aspetti 'altri' delle realtà, come, per fare un paio di esempi, hanno fatto Francis Bacon e Jean Dubuffet." (Giorgio Di Genova)