La pubblicazione della Vita Nova di Dante, a cura di Guglielmo Gorni, nel 1996, e delle Rime a cura di Domenico De Robertis (3 voll. in 5 tomi), nel 2002, provocò un terremoto nel mondo degli studi danteschi. Le maggiori tra le cosiddette "Opere minori" del Poeta de La Divina Commedia venivano presentate in forma sconvolta rispetto all'assetto che aveva loro dato Michele Barbi agli inizi del secolo e che - definitivamente fissato nella cosiddetta «Edizione del Centenario» del 1921 - aveva di fatto dominato nella bibliografia critica internazionale per tutto il '900. Al di là di altri interventi sul testo, la Vita nuova, ritoccata già nel titolo, portata dai 42 capitoli di Barbi a 31 nuovi "paragrafi" non comparabili con i primi; e con essa le Rime rivoluzionate nell'ordinamento barbiano, in un assetto del tutto estraneo a questo, portavano la conseguenza di rendere assai difficile o impraticabile la bibliografia pregressa. Dopo alcuni anni di incertezza, che ha disorientato gli studiosi e l'editoria dantesca, oscillante tra la "forma" Barbi e quelle di Gorni e De Robertis, sembra che la prima si sia andata riaffermando, pur nella dovuta attenzione al contributo migliorativo dei testi portato dai nuovi editori. In tale direzione si muove questa edizione «Diamante», che - maturata nell'àmbito della «Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante (NECOD)» promossa dal Centro Pio Rajna - riporta alla disponibilità del grande pubblico una edizione attentamente riveduta, corredata di un essenziale ma puntuale apparato di note e contributi critici, la "forma" Barbi delle due opere, alle quali di fatto non è mai mancato il consenso pieno di ogni lettore consapevole. L'edizione ripropone quella classica del compianto Andrea Battistini, riveduta, aggiornata, arricchita a cura di un giovane studioso che di quello ha assimilato la lezione.