Nasce a Firenze nel 1265 in una famiglia della piccola nobiltà. In gioventù studia grammatica e filosofia, si dedica alle attività di cavalleria, milita tra i guelfi bianchi e riveste cariche politiche come quella di priore.
L’incontro con la scrittura avviene in giovanissima età: appena diciottenne, scrive il suo primo sonetto dedicato a Beatrice, la sua musa. E in onore della donna di cui si è infatuato e del ricordo di lei, Dante scrive
Vita nuova, un’opera che segue una forma, per dire, embrionale del romanzo come lo conosciamo oggi, alternando la lirica in sonetti alla prosa. L’opera è fortemente autobiografica e tocca i temi della spiritualità, dell’amore terreno e della caducità della vita in perfetta linea con lo
stilnovismo.
Un altro scritto storicamente importante, ancor più per noi italiani, nasce dalla riflessione di Dante sulla lingua: nel
De vulgari eloquentia, l’autore fiorentino difende il
volgare nel tentativo di elevarne la statura a lingua della letteratura, al pari del latino.
L’opera indubbiamente più nota è la
Divina Commedia: divisa in
Inferno,
Purgatorio e
Paradiso. La stesura di questo colossale scritto accompagna la vita dell’autore sino alla vecchiaia. Quella che potrebbe essere definita come un’opera d’arte sotto così tanti punti di vista, è giunta a noi come il risultato del lavoro di Dante nella sua massima espressione artistico-letteraria, ma anche come la testimonianza della storia politica e della cultura del nostro paese.