Nell'investigare e ricostruire con passione e paziente attenzione archivistica le attività Latino-americane di Cesare Zavattini dal 1953 ai primi anni settanta - e più precisamente i viaggi, la corrispondenza, gli scritti e le sceneggiature relativi al rapporto di Zavattini con cineasti cubani, messicani e argentini, sviluppatosi nel corso di vent'anni - il lavoro di David Brancaleone dà un duplice, importante contributo alla storia del cinema italiano e internazionale. Da un lato esso riporta alla luce una vicenda pochissimo nota, ricordata e studiata, restituendocela non solo nella vividezza dei suoi dettagli, che s'intrecciano con quelli della Storia in fieri della seconda metà del Novecento, ma anche nella sua importanza per il senso complessivo del contributo del Neo-realismo, e di Zavattini in particolare, all'evoluzione delle cinematografie mondiali nel dopoguerra, e al loro dialogo transnazionale. Dall'altro lato, il libro aggiunge, al quadro già reso noto da altri volumi e studi, elementi importanti per la comprensione del modus operandi di Zavattini, ovvero della straordinaria prassi al centro del suo modo unico di essere artista e intellettuale.