Si scrive Val di Susa e si legge No TAV, nell'immaginario collettivo spesso le due espressioni si confondono e No TAV diventa sinonimo di Val di Susa Le ragioni sono diverse, talvolta l'equivoco viene suggerito per screditare un'intera valle dipingendola come retrograda e affetta da sindrome NIMBY. Eppure, visti da vicino, questi No TAV mostrano un volto ben diverso e offrono l'immagine rassicurante di una comunità vera che arriva da lontano e guarda ben oltre l'orizzonte del suo piccolo giardino. Occorre ascoltare ciò che raccontano della loro infanzia, del vissuto precedente alla militanza nel movimento, delle loro passioni, dei loro entusiasmi e delle delusioni che non portano mai alla rinuncia. In questo testo vengono proposte dodici storie resistenti. Sono storie di operai, impiegate, ferrovieri, infermiere, professionisti, ex amministratori comunali e sindaci, gestrici di rifugi alpini, insegnanti... tutti orgogliosamente No TAV. Tutti parlano in prima persona tenendosi un po' in disparte, quasi che i veri protagonisti della storia che raccontano fossero altri.