Bulgakov si rispecchia in Molière e nel commediografo riscopre parte delle sue angosce esistenziali e delle sue ansie creative. L'autore de "Il maestro e Margherita", alla stessa maniera del francese, ha conosciuto gioie e dolori del palcoscenico, ma soprattutto ha vissuto un rapporto complesso con il potere: Stalin da una parte e il Re Sole dall'altra, due autocrati con pochi eguali nella storia, entrambi però curiosamente attratti dal teatro ed entrambi quasi alla ricerca di un autore di riferimento. Lo scrittore russo, grazie a queste affinità elettive, riesce a costruire un ritratto psicologicamente sfaccettato e narrativamente avvincente dell'autore di "Tartufo". Grazie a una buona documentazione storica integrata da spunti di fantasia, Bulgakov racconta di un uomo eccezionale costretto a sottostare alle regole di una società a cui aderisce solo in parte e con cui, però, fra trionfi e delusioni, riesce di volta in volta a trovare accettabili forme di intesa.