La fine del millennio ingenera da sempre un'attesa spasmodica di eventi catastrofici: all'alba dell'anno Mille si attendeva la fine del mondo, alle soglie del terzo millennio un bug informatico di proporzioni planetarie. Il timore che il primo gennaio Duemila avrebbe registrato un cambio di registro sia umano sia finanziario rendeva l'aria e le persone elettrizzate. I condomini della palazzina al numero 7 di Vicolo della neve non facevano eccezione. Donna Rosa era quella che vi abitava da più tempo; bellissima, per lei si diceva che i suoi spasimanti si fossero persino sfidati a duello; il giovane Francesco Tornabuono, da tutti soprannominato il Poeta, era invece l'ultimo arrivato. Tra gli altri: il giovane squattrinato, Giuseppe Ardigò, il cui unico pensiero era quello di come organizzare un nuovo viaggio per il mondo; il Mago, all'anagrafe Raffaele Caputo, uno dei personaggi più strani e misteriosi del condominio; il nobile decaduto, Pasquale Prendiparte, pianista. Ognuno pareva consapevole che fosse giunto un momento critico, adatto per fare il bilancio della propria vita. Tranne don Peppino, il carismatico portiere del condominio, che osservava quella sorta di follia collettiva con occhio benevolo e un poco ironico. Il clima incerto e le preoccupazioni dei condomini, indusse don Peppino a proporre per la sera del trentuno dicembre 1999 di cenare tutti insieme nell'atrio del palazzo. Ognuno avrebbe contribuito come voleva, con la sua fantasia, allegria, talento. Emilio Napolitano racconta di un microcosmo colorato, in bilico tra modernità e tradizioni, una vivacità che risalta e commuove.