"La novità di questa Via Crucis risiede nella struttura artistica che per la prima volta assume un aspetto espressivo aniconico. Le motivazioni sono varie. La prima risponde all'esigenza di riportare alle origini il rapporto tra l'immaginare e il guardare. Immaginare è partecipare con la parte più importante di noi a ciò che accade. Guardare è una azione più passiva, banalmente riferibile a un'abitudine rappresentativa che si adagia su scorciatoie ripetitive e che risulta per di più drammatica ma non emotiva. L'atteggiamento espressivo che vuole prevalere nella mia Via Crucis richiama per l'appunto un intimismo religioso spirituale partendo da una fonte d'esperienza emotiva coltivata nelle latenze umane e per questo profondamente connaturata all'uomo. Ogni colore, ogni segno ci porta ad un dolore intenso di commossa partecipazione. Il teatro degli avvenimenti non è lontano, non è qualcosa accaduto e basta, è fra noi ed avviene sotto i nostri occhi perché avvertito dalla nostra sensibilità e partecipato dal nostro cuore."