La sfavillante tela di Paolo Veronese, opera monumentale destinata al refettorio del convento benedettino di San Giorgio Maggiore a Venezia - complesso architettonico ideato da Andrea Palladio -, fu requisita dalle truppe di Napoleone e trasferita al Louvre, dove si trova ancora oggi. Ispirata al celebre episodio della trasformazione dell'acqua in vino durante un matrimonio a Cana (il primo miracolo di Gesù descritto nel Vangelo di Giovanni), la scena è il prodotto di un'immaginazione grandiosa. Ricca di particolari, caricata di forti toni cromatici e affollata di oltre un centinaio di personaggi, mostra nella sua ambientazione una commistione di dettagli antichi e contemporanei. Come nelle altre composizioni dedicate al tema della cena, Veronese ha trasformato la scena evangelica in un evento mondano, in una cerimonia fastosa alla quale interviene non solo la folla cosmopolita e variopinta della Venezia cinquecentesca, ma un campionario di servi, buffoni e animali, tra vasellami pregiati e tovaglie damascate, in uno scenario architettonico solare e aperto fatto di balaustre, archi, colonnati, torri e campanili. Oscillando tra vero e fantastico, Veronese dispiega la sua visione di una realtà parallela a quella conosciuta, ma più fastosa e coinvolgente, da cui emana un clima di gioiosa teatralità: la stessa che sembra scaturire dalle note del quartetto musicale in primo piano, composto - secondo la critica - da Tiziano al violone, Tintoretto al violino, Bassano al cornetto e lo stesso Veronese che strimpella una viola da gamba.
