Vaniglio Road è una scorribanda fra stanze delle meraviglie di un Museo-Wunderkammer dislocato in Canada; ma la meraviglia più singolare è il sistema di architetture eclettiche dispiegate nell'enorme parco dotato di laghetto e di un bosco d'aceri rossi. O forse la più grande meraviglia è la famiglia degli Shrimps-Ajolì che lo abita. Vaniglio ne è l'unico rampollo. La voce narrante. Il "virgulto" che viene trattato come un ragazzino, ma la cui età è incerta; come d'una incerta modernità è l'epoca in cui gli eventi si svolgono. Da una celebre foto di Richard Avedon ha preso il via il lavoro dell'autrice, come una folgorazione che ha permesso alla storia di sgorgare: una specie di esilarante innamoramento per i bizzarri componenti di una comunità familiare tanto eccentrica quanto amabile. Il cuore della narrazione di Vaniglio road è la capacità degli Shrimps-Ajolì di divertirsi vivendo, la straordinaria abilità di trasformare ogni cosa in "spiritosa invenzion" (come direbbe Lelio, il bugiardo di Goldoni), tanto che lui, il virgulto, non ce la farà a staccarsi e vivere una vita propria. Vivere in stile Shrimps-Ajolì è creare insieme Cose leggendarie per l'altro cuore del romanzo: l'Arronax Museum, palazzo delle Meraviglie, trionfo del Falso offerto con dovizia di splendori teatrali ai suoi visitatori. Fortunati venditori di fumo, gli Shrimps-Ajolì, perché «in giro ci sono un sacco di persone che non aspettano altro che di credere in qualcosa o di affidarsi a qualcuno, d'incontrare il sorriso franco e cordiale che li ingannerà ...è il teatro che sai inscenare che conta, una cosa tipicamente Shrimps, questa; noi ce l'abbiamo nel sangue. Parola di Vaniglio».