È narrazione di una fuga, ma è anche fuga dalle narrazioni, perché gioco impossibile e serrato di fantasmi generati dal grembo grafomane di Ilario del Verbenaco, una danza di suggestioni che si innalzano come onde scure in prossimità delle rive psichiche del Lago Espanso, per finire in frantumi sugli scogli della realtà e risorgere di nuovo, al largo, in forma di scrittura, ogni volta ripudiata e ritessuta. Renzo Bertoldo, in questo racconto dai colori cangianti, intreccia, nella piega più carsica e nascosta del protagonista, incipit ed epiloghi di una storia sotterranea pronta a riemergere, per avvampare e incenerirsi, in vortici mai conclusi di resurrezioni e disfacimenti.