Questo libro è dedicato alle matrigne. A tutte le donne, insomma, che vivono con mariti o compagni usati, di seconda mano, ma con prole fresca di giornata. Matrigne che hanno la foto della moglie precedente sul comò, come una civetta, anzi tre. Che devono confrontarsi con Ambarabà, Ciccì,e Coccò, i figli nati dai matrimoni precedenti. Che, per spiegare chi sono, devono scalare un albero genealogico alto come un baobab. Matrigne che, la mela avvelenata, alla fine se la mangiano loro. Eppure, ce la si può fare. Parola di matrigna.