Cosa è successo nella narrativa italiana negli ultimi trent'anni? Cosa hanno raccontato i giovani autori e, in generale, i narratori esordienti, di epoca in epoca, di decennio in decennio? E come hanno rappresentato l'evoluzione della vita italiana? Da Porci con le ali (1976) di Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera, considerato l'archetipo del genere "scritture giovanili", a Boccalone (1979) di Enrico Palandri, Altri libertini (1980) di Pier Vittorio Tondelli, Treno di panna (1981) di Andrea De Carlo, per proseguire, negli anni novanta, con i libri di Silvia Ballestra, Enrico Brizzi, Giuseppe Culicchia, fino ad arrivare ai casi più recenti di Melissa P., Federico Moccia e Paolo Giordano, premiati da uno straordinario successo di pubblico, scorre una linea frastagliata e vitale, che ha per protagonisti scrittori giovani i quali, spesso, parlano di giovani e dei problemi del loro mondo. Roberto Carnero, in un percorso ricco di suggestioni nuove, ricostruisce per ogni opera non solo i retroscena sociali, ma le strategie narrative, gli aspetti stilistici e il senso profondo di scelte linguistiche destinate a mutare radicalmente il paesaggio letterario italiano.