Il libro tratteggia il complesso rapporto tra Ernest Hemingway e il figlio Gregory, padre di John, che, come scrisse lo stesso Ernest, assomigliava più di tutti a lui, sia fisicamente ("un piccolo Thomas Hudson in miniatura", si legge nel romanzo Isole nella Corrente, dove Gregory è rievocato nella figura di Andy), sia in alcuni lati del carattere, e nella passione per la pesca, le donne e la caccia. Ma Gregory fu un figlio che del padre finì per ereditare anche un certo lato oscuro (soffrirono entrambi di malattia bipolare ed entrambi erano affascinati dall'androginia), nonché le stesse debolezze, fragilità e un continuo estremismo con forti spinte autodistruttive. Una vita intensa, quella di Gregory, proprio come quella di Hemingway, caotica ma allo stesso tempo vissuta con autenticità. Il libro vuol essere un omaggio dell'autore a suo padre. Scrivendolo, John scopre come sia stato difficile vivere accanto a lui, così fragile, ma anche eccentrico per l'abitudine di indossare abiti da donna, lottando con la parte femminile del suo io. Un'abitudine che Gregory aveva sviluppato durante l'infanzia ed era nota allo stesso Ernest, che l'aveva sorpreso a indossare un paio di calze della madre e non se n'era meravigliato, poiché riconobbe in lui una strana e alquanto bizzarra tendenza degli Hemingway, tanto da esclamare: "Gregory, io e te proveniamo da una strana tribù". La verità e che il mito machista e il culto della virilità alimentati dal celeberrimo nonno erano solo una parte, sia pure preponderante, della loro complessa personalità. Ma ce ne accorgiamo solo ora leggendo questo libro che riporta anche alcune lettere inedite molto violente tra Ernest e Gregory.