Tre efferati omicidi, con macabre messe in scena simboliche, scuotono il sottobosco criminale di Torino. Ancora una volta, a indagare sono chiamati Silvano Stelvio, capo della Mobile torinese, e i suoi collaboratori. Dà il consueto supporto «esterno» Moreno, fratello di Silvano e supersbirro in congedo, alle prese con un lancinante esaurimento nervoso e con l'inizio di una traballante carriera di poliziotto privato insieme all'ex collega Pablo. Moreno e Pablo indagano sulla scomparsa di Davide, un diciottenne con precedenti di tossicodipendenza, un outing difficile da accettare in famiglia e numerose fughe da casa. La Mobile arranca, e già la stampa evoca il serial killer o una guerra tra gang. Ma Torino non è l'America, Silvano ne è convinto e, pur nel buio fitto che avvolge l'indagine, cerca con ostinazione un filo logico, un appiglio. Che si paleserà in un esplosivo, spiazzante finale, che aggiungerà dramma a dramma e non lascerà scampo a nessuno. Una Torino dura, perduta, in un romanzo sporco, crudo. In cui non è previsto il lieto fine. Perché quasi mai la realtà finisce bene.