Nel vuoto generale e dentro il buio del mistero, l'unica risposta possibile capace comunque di arginare le continue rinunce e le molte delusioni rispetto all'incognita del vivere è l'amore. Questo assunto appare alla base del nuovo libro di Gianfranco Jacobellis Una storia d'amore, ancora e sempre in una chiave esistenziale e, perfino, in una forma magari salvifica di resistenza rispetto alla morte e alla inevitabile "asimmetria" tra limitato e illimitato che essa crea. La "terapia delle illusioni" in piena lucidità riesce ad imporre una sua mitopoiesi frutto dell'esperienza di "cercatori d'infinito". I canoni secondo cui la realtà si fa mito sono quelli di oggi, della nostra contemporaneità, e si legano prevalentemente per non dire esclusivamente alla contraddizione drammatica della vita nella coscienza frantumata delle nostre individualità (anche in presenza di continue sfumature metafisiche). Il dettato è incalzante e con soluzioni espressive preferenzialmente aperte, a materializzare lo iato profondo tra consistenza materiale (o materialistica) della realtà e alfabeto categoriale della conoscenza. Del resto, la ricerca verbale di questa poesia mira allo scavalcamento costante e progressivo dei risultati che via via raggiunge, ad impedire che i moduli espressivi si chiudano. Nello sforzo, intanto, che il mito raggiunga la sua verità oggettuale, e cioè quella facoltà di conoscere con visione simbolica il reale, anche fatto a pezzi, perché ogni frammento è in sé un assoluto, contrapposto a ciò che è apparente e accidentale.