Il destino di sopravvivenza e adattamento della specie umana al cambiamento climatico indotto è riposto nel suo adattamento epigenetico, controllato e programmato perché diventi un istinto di rispetto e d'amore. Dovremmo trasformare in istinto la partecipazione e la condivisione con la natura che hanno permesso la nostra evoluzione, anche se questo significa perdere o modificare qualcuna delle funzioni che l'evoluzione del neo-cortex ci ha fornito. Questo può essere ottenuto soltanto fornendo al nostro neo-cortex qualcosa in cambio, sotto forma di piacere, inteso in senso ampio. Coloro che vivranno dopo di noi nelle condizioni naturali estreme che stiamo causando hanno il diritto ad un mondo che permetta loro di sopravvivere. Dovranno farlo in un pianeta che sta cambiando rapidamente per colpa della nostra intrinseca struttura genetica e della presunzione di una nostra capacità di adattamento senza limiti. Il racconto di coloro che hanno vissuto prima di noi ci potrebbe essere utile. Esploriamo la possibilità di intervenire su noi stessi per correggere il nostro peccato originale, quello di essere come siamo. Formulo una modesta proposta per evitare la fine della nostra specie.