In tutti i Paesi socialisti la pianificazione centralizzata si è scontrata con una contraddizione cruciale: la non corrispondenza tra modo formale e modo reale di appropriazione dei mezzi di produzione, a causa di un insufficiente grado di interdipendenze e integrazioni delle loro strutture produttive. Si era ritenuto che tale non corrispondenza fosse solo di ordine cronologico, cioè che potesse essere superata puntando ad una crescita accelerata dell'economia. Ma, con la fine del fordismo e l'esigenza di un'offerta sempre più differenziata, a fianco della storica tendenza alla concentrazione e alla centralizzazione è emersa una seconda tendenza esattamente opposta, la deconcentrazione e la decentralizzazione. Di conseguenza, si è ritenuto che fosse inevitabile ammettere un'organizzazione in cui il mercato prendesse sempre più rilevanza rispetto al piano, con un evidente rischio: il ritorno al capitalismo. Al contrario, in questo saggio, grazie a un coordinamento strategico e paritario, si sostiene la possibilità di una nuova organizzazione produttiva e, con essa, di una nuova transizione al socialismo. Cuba e il Centro America potrebbero esserne un avamposto.