"È un libro di silenzi, di storie di silenzi che sono più eloquenti delle parole, questa raccolta di poesie di Alessandro Russo, intrisa di umori più che proustiani (potrebbe farlo pensare il titolo, "Un tempo perduto"), soprattutto pascoliani. Un mondo che "ritorna come un fuoco mai spento", attraverso parole che "di un fanciullo / ne hanno fatto un uomo": si può volere di più da una poesia se non che sappia dire quello che vuole dire, ossia la fedeltà a un nodo essenziale, al cuore del proprio essere adulti in presenza delle figure fondanti del proprio sistema morale?" (Vincenzo Guarracino)