Quale sia l'altezza di Emilio Jona, stando ai referti del romanzo, non si sa. Forse è alto un metro e venti, forse meno, forse è un girino, magari un occhio rotolante di osteria in osteria. Ma in ogni caso deve avere due piedi enormi: uno gli serve per restare ferocemente ancorato nel "Je", nella soggettività che almanacca, che cita, che strizza l'occhio, che sa di sapere, che sa di far finta di non esserci, che non riesce ad essere un puro apparecchio di registrazione. L'altro piede, quello di maggior talento, si tuffa da signore nella psicosi, si fonde nell'Uroboro, diventa la perfezione degli inizi. (Bruno De Maria)