Il ruolo della convivialità nell'esperienza terrena del Salvatore non è solo incidentale, fa comprendere l'autore: troppi i riferimenti e gli insegnamenti che ruotano intorno ai pasti, per essere solo frutto di un caso. Secondo Chester lo stare a tavola aveva uno scopo ben preciso nell'impegno spirituale di Cristo, e proprio per questo, rileva, "Gesù passò il suo tempo a mangiare e a bere... egli evangelizzava e discepolava intorno a un tavolo". Uno spunto che offre all'autore il destro per una riflessione spirituale sul ruolo che, ancora oggi, il pasto comune potrebbe avere per i cristiani: "I pasti spiega Chester - sono più di una metafora. Essi incarnano la grazia di Dio, dando così forma alla comunità e alla missione", proprio come i pasti di Gesù erano "una finestra sul suo messaggio di grazia e il modo di definire la sua comunità e la sua missione". Del resto non è un mistero che "il cibo connette. Ci connette con la famiglia. Trasforma gli estranei in amici", e questo rende i pasti "importanti e carichi di significato", proprio come lo stare a tavola diventa più di una condivisione alimentare e porta a una comunione intima di pensieri, idee, sentimenti.