Chiamato a succedere a Cavour nel giugno del 1861, Bettino Ricasoli si misurò con una realtà sostanzialmente inedita quale quella dello Stato liberale costituzionale forgiato dall'insigne scomparso. La transizione compiutasi tra il 1859-1861, infatti, segnò per i protagonisti una rottura così profonda da metterli di fronte ad un sistema politico completamente nuovo, le cui basi in molti dovevano ancora far proprie. Nello stesso tempo occorreva operare scelte decisive per il consolidamento del neonato Regno d'Italia. Bettino Ricasoli, il «barone di ferro», si confrontò con entrambe queste esigenze, spesso non trovandosi a suo agio in un mondo, quello della politica, di cui stentò a comprendere ed accettare i rituali pur rimanendo al suo interno, con passione, fino alla morte. Perciò in politica si sentì sempre «un leone alla catena corta».