«... Sono - le poesie di questa raccolta - delle stratigrafie, dei calchi, delle sismografie, delle rilevazioni materiali e materiche, che non si chiudono mai in un senso univoco, ma mimano e distendono un fatto che sta avvenendo, ancora, continuamente, come eco e prolungamento e continuazione di una ferita originaria. La terra si eretta, si spacca, si apre in faglie, e nella frattura si produce un'energia sismica, tellurica, che è il vero centro, oscuro, di questa poesia. Inutile sarebbe infatti tentare degli addomesticamenti di un verbo così riluttante a ogni intesa, a ogni adescamento, a qualsiasi minuetto o tentativo di colloquio. Si tratta, invece, di un monologo ansioso e fermentante, anche dove trapeli o si accampi l'esistenza di un 'tu' complementare, sognato o evocato. Il corpo della terra, il corpo di carne si scambiano i ruoli e la scena. E sempre un sommovimento, uno smottamento, uno slittare di strati, un affondare di semi nel profondo, dove il destino si compie, avviene...» (Dalla prefazione di Daniele Piccini)