Parlare della scuola come dispositivo che educa significa voler riaffermare una sua specifica intenzionalità ed efficacia educativa. Ma questa può apparire oggi un'affermazione azzardata o controcorrente visto che i discorsi sulla scuola mettono per lo più in evidenza la fatica, il disagio, la perdita di senso e di incidenza dell'esperienza scolastica, che attraversano tutti i suoi protagonisti. Proprio per questo ci sembra importante riproporre l'interrogativo di come la scuola possa recuperare e interpretare il suo compito educativo. Questo libro vuole contribuire a ciò pensando alla scuola reale, ai suoi gesti e discorsi quotidiani, alle pratiche del suo lavoro di formazione. E sceglie in particolare di occuparsi di alcune pratiche che massimamente sembrano esprimere l'attitudine educativa della scuola: il progettare, il valutare, l'orientare. Perché è la pratica di queste dimensioni pedagogiche trasversali che fa sì che "fare scuola" significhi progettare e istituire campi di esperienza educativa, costruire e presidiare ambienti e condizioni in cui apprendere, accompagnare e sostenere i percorsi di formazione, aprire conoscenza e consapevolezza di che cosa e come si apprende.