Sono racconti. Meglio, è una raccolta di piccoli quadri, schizzi a volte, brandelli di vita, squarci fra la nuvolaglia attraverso i quali si vedono il cielo, la luce, il sole, o non si vede nulla perché si raggiunge con sgomento il timore che non vi sia più nulla da vedere. Sono fotografie improvvise, istantanee a volte mosse o sfocate, nelle quali si concentrano la memoria, l'emozione di pochi momenti, sigillate in poche righe, in poche immagini che il giorno e la notte, sottobraccio al ricordo, servono a loro piacimento, quando a loro aggrada di farlo, poiché hanno chiavi e grimaldelli di accesso ai nostri pensieri e non perdono mai alcuna occasione per ricordarci, sorprendendoci, ciò che siamo stati e che siamo, lasciando a noi solo l'affanno di immaginare ciò che potremo essere. 'Diario di bordo', insomma. Vorrebbe essere un titolo, ma è forse solo un epilogo, posto alla fine di un libro in fieri, un libro che non ha trama, che non ha impianto di costruzione, che non ha inizio né fine e che, quindi, piace porgere al lettore così, come viene, di mano in mano che le pagine, in modo discontinuo, si sovrappongono le une alle altre. Già, proprio così!