Le accuse di nazismo. Gli anatemi dei sacerdoti di "frontiera" durante la Messa della domenica, le condanne morali degli intellettuali tra "manifesti", editoriali e copertine. E poi l'assedio con la violenza e le minacce dei centri sociali durante appuntamenti pubblici. I fantocci impiccati. L'attacco costante e febbrile a Matteo Salvini è diventato oramai il principale alito di esistenza di una sinistra che, nelle sue varie anime, ha fallito la propria missione sociale, ricondotta alla scommessa in un multiculturalismo ovunque disastroso. Rifiutata dal corpo elettorale, annebbiata dall'idolatria verso il feticcio dell'immigrato, rispolvera un ormai logoro mito della "Resistenza" cadendo nella peggiore delle contraddizioni: predica apertura e indulgenza verso "il diverso", ma inonda di odio cieco l'avversario politico, cui rivolge il più definitivo degli auspici: l'emarginazione pubblica, la distruzione politica e, desiderio recondito, quella fisica.