In una Costiera lontanissima dagli stereotipi turistici e riconsegnata alla sua potenza arcaica di rocce, sole, mare, un gruppo di ragazzi insegue il sogno della giovinezza che salva dalla miseria dell'età e della morte interiore. Per i ragazzi ribelli di "Tutta la bellezza deve morire" la festa suprema è la perdita di sé nel corpo immenso del mare o nel corpo prossimo e inafferrabile del sesso, eppure, in maniera sotterranea, essi perseguono anche una magica forma di conoscenza, una conoscenza che dovrebbe accadere proprio in quel trionfo di luce e di salino che scioglie il pensiero e lo riporta alla quiete. Ma non c'è quiete, per loro, e non c'è quiete per Pier, innamorato di Rimbaud e delle sue visioni, e in cerca del fantasma di una amica-amante che è forse il fantasma dei giorni felici. Ma Pier e i suoi amici non sono più una sola cosa con il mondo. Sono contemporanei, e scissi. Inseguono la Bellezza che porta in sé l'attimo che esita tra passato e futuro, ma sono coscienti del rischio della Bellezza solo come in sogno. E in quella Costiera in cui appaiono ancora gli dèi, li aspetta il risveglio, e la catastrofe. La rivelazione è avvenuta? Sì, ma a costo della vita. L'assoluta mancanza di riguardi della Bellezza nei confronti dei suoi perduti amanti: è questa la musica ossessiva, limpida e accesa che anima il romanzo di Pingitore, e che spinge la sua scrittura ad auscultare la voce misteriosa della giovinezza.