Scritto da Roberto Cardinale e Stefano Nocilli e illustrato da Gipi e Cimpellin con gli acquerelli di Sergio Tisselli, "Trash" descrive la misteriosa attitudine di contemplare il tutto nel versante dell'addio, una vertiginosa alchimia che narra della secolarizzazione in cui l'uomo, svincolatosi dalla dipendenza religiosa è richiamato alla sua autonoma responsabilità. Trash sotto l'occhio ha una piccola croce e tutte le volte che un qualsiasi oggetto riflette la sua immagine sente il dolore di quella cicatrice come la vita di un santo metropolitano che prega nella disperazione, e di quei padroni del mondo che hanno ucciso il "Grande Sogno", come grandi puttane, scannandoci come maiali, dove le cattedrali diventano sante metropolitane con santi fili elettrici, e Trash pensa: "Voglio prendere una tanica di benzina e berla fino a scoppiarne, prendere del fuoco e bruciarmi e scomparire come mille altre anime che esistono ma che non sanno di esistere". Lui che si inietta sempre quel serpente che gli morde il cuore.