Il volume rappresenta la naturale continuazione de "La tirannide in Grecia antica". Esso dà maggiore spazio alle tradizioni sulle vicende dei tiranni e delle loro famiglie, in particolare dei Cipselidi di Corinto, in relazione all'ambiente sociale che li esprime e da cui sono condizionati. Una delle incognite che maggiormente pesano sulla ricostruzione della storia greca arcaica è quella della cronologia, che viene qui affrontata riaprendo i termini del dibattito a suo tempo impostato da Karl Julius Beloch, il fondatore della scuola romana di storia antica. Il corto circuito da lui introdotto fra la cronologia del VII e quella del VI secolo a.C., l'accostamento fra la figura di Periandro e quella di Pisistrato dovuto ad una falsa interpretazione di Erodoto, viene qui smantellato. Al re di Lidia Creso viene riservata nella trattazione una considerazione speciale, non solo per giustificare le aporie cronologiche che si manifestano nell'incontro con personaggi di varie generazioni della Grecia arcaica, ma anche per evidenziare l'affinità fra la rappresentazione del re lidio 'ricco d'oro' e quella del tiranno. Infine nella presentazione della tirannide degli Ortagoridi di Sicione si evidenzia un conflitto di carattere culturale fra il tiranno e l'aristocrazia dorica che investe più aspetti della incipiente produzione poetica, dall'epica, alla lirica, alla tragedia.