Il titolo, Thanatofobia, non lascia scampo: la paura di morire e quella, ancora più profonda, di non sapere cosa ci sarà dopo la morte. La raccolta, infatti, è piena di espressioni dubbiose e di incertezze, le stesse, del resto, che tormentano la nostra esistenza. Per esempio, nella poesia Nulla di buono non è certo nemmeno se il treno (la vita? la giornata?) riesca ad uscire dalla galleria e tornare a vedere la luce. Non è un caso, del resto, che la prima poesia abbia come titolo, in una sorta di gioco ossimorico, Dei seri dubbi e che con il primo verso (il timore è fondato: forse) s'insista in tale gioco.