Nella teoria delle forme di governo, la figura di Cicerone occupa un posto di primissimo piano, perché l'ambizione del grande oratore non è solo di porsi al livello dei grandi filosofi del passato, ma di sviluppare l'impostazione pragmatica e filodemocratica di Polibio mettendo il concetto di "res publica" al centro di un discorso politico nuovo. Se il governo misto repubblicano serve a ribadire l'importanza che a Roma venga mantenuto il sistema costituzionalmente bilanciato delle origini, una forma di potere in espansione aperta ai cambiamenti e a vocazione imperiale deve usare tutta l'accortezza per impedire che autoritarismo e tirannide finiscano per travolgere libertà e tradizioni patrie. Sul filo e a stretto contatto con gli avvenimenti, sono ancora una volta gli storici a dare impulso alla dottrina fondata da Erodoto: dallo stesso Cesare a Sallustio a Dio-doro Siculo a Dionigi di Alicarnasso fino a Livio e a Tacito, è dal loro "laboratorio" che viene il contributo maggiore sia per comprendere i fatti del loro tempo sia per individuare i diversi fili conduttori che dal mondo romano, dopo la caduta della Repubblica e dell'impero, traversando la crisi di sovranità del Medioevo, spingono l'Europa, con l'Umanesimo e Machiavelli, verso la modernità.