La genesi di Tempo a Paros si fonda nell'atmosfera dell'omonima isola greca delle Cicladi, dove Franco Bottacini da tempo trascorre buona parte dell'anno, in un luogo dove si possono evitare contatti umani e confrontarsi solo con una natura aspra e seducente. Mare, sole, luce, vento, pietre, animali che abitano il cielo e la terra; un ambiente che coinvolge e ispira l'autore, ma solo apparentemente lo distacca da altri spazi più familiari e dai retroterra nativi, anzi, ne rinforza i legami, come lasciano trasparire molti passaggi delle poesie. Le figure usate appaiono spesso bislacche, stralunate; il linguaggio viene storpiato e le parole vengono reinterpretate, traslate dal loro significato convenzionale. Giocando con le parole, l'autore cerca di stemperare il pathos ispirativo; e non prendendosi troppo sul serio tende forse a creare per pudore una schermatura che lo protegga dai giudizi critici di chi legge. L'effetto cui punta la raccolta è ben interpretato dai disegni di Andrea Sambugaro, la cui sensibilità artistica penetra con acume il codice stratigrafico dei testi.