I luddisti, sin dalle rivolte del diciannovesimo secolo, sono stati raccontati come un movimento contrario alla tecnologia. La distruzione dei telai e dei macchinari di più recente introduzione, che mettevano a rischio il lavoro e la vita stessa dei rivoltosi, è stata a più riprese analizzata come una pratica volta a riportare lo sviluppo tecnologico a una fase precedente, ma Gavin Mueller in questo libro ci spiega come non sia effettivamente così. Tecnoluddismo racconta di come le tecnologie non siano mai neutrali, ma definiscono, attraverso il loro funzionamento, inedite modalità di produzione e di socialità - ogni macchinario ha un duplice fine, pratico e politico, e l'obiettivo del movimento luddista non è mai stato quello di farne a meno in maniera assoluta, ma di dirigere lo sviluppo delle tecnologie verso una società egalitaria e giusta. Di lì si dipana un filo rosso che dalle rivolte contro i telai arriva alla società contemporanea, immersa in un sistema infrastrutturale fatto di reti internet e modalità di produzione che è sempre più urgente ripensare. Dal dark web ai sistemi operativi considerati obsoleti, dall'autoassemblaggio ai linguaggi di codice autoprodotti, Tecnoluddismo imposta le basi per una nuova pratica hacker che sappia ricombinare le tecnologie esistenti, al fine di modellare una società finalmente libera dai sistemi di controllo contemporanei.