Questo libro raccoglie una serie di riflessioni sulle macchine e la loro storia. La civiltà macchinista, ispiratrice delle avanguardie storiche dell'inizio del XX secolo, è ormai un'etichetta obsoleta, ma i problemi dell'intelligenza meccanica, dell'automazione, della crisi ambientale connessa agli sviluppi della meccanizzazione sono all'ordine del giorno e pongono interrogativi drammatici sul futuro del nostro pianeta. Il libro invita a riflettere sul modo discreto e fantasioso in cui la macchina è entrata in scena nel mondo antico, come ampliamento e raffinamento degli arnesi del vivere quotidiano, e sulla sua graduale trasformazione da oggetto funzionale al servizio dell'uomo in forza inesauribile di trasformazione e di cambiamento, fino ad acquistare la fisionomia di essere vivente capace di riprodursi e dotato, se non di una sua volontà, di un potere sorprendente di imporre all'umanità i suoi ritmi e le sue regole. Una ciclica alternanza di illusioni e delusioni caratterizza un decennio dopo l'altro la seconda metà del secolo XX e il primo decennio del XXI. Quando l'abbandono delle campagne e la rapida crescita urbana avevano accreditato l'ipotesi di un nuovo equilibrio sociale creato dalla piena occupazione, emerge la tecnica dell'automazione che sottrae spazio al lavoro industriale e innesca un processo di crescita smisurata del terziario e la conseguente elefantiasi della burocrazia.