A metà tra memoria e lepida invenzione, leggere e folli storie di persone improbabili, provvisorie, invisibili, tanti piccoli "k" come Philip Roth definisce i protagonisti dei racconti di Kafka, o come i matti di Jack Kerouac "Quelli che non sbadigliano mai". Storie senza né tempo né spazio, "distanti" ma possibili, come in fondo lo sono tutti i luoghi fantastici della mente. Insieme fanno un racconto più grande, un "ritorno" al piacere delle trame, un transito senza inizio né fine.