L'esistenza di Tamara de Lempicka è sempre stata circondata da un'aurea di trasgressione e l'irrequietezza ha costituito la cifra stilistica della sua arte. La feroce vitalità che l'ha contraddistinta è risultata sempre in sintonia con un temperamento capriccioso e impositivo. Chiara Luzi cerca di far luce sui suoi aspetti più oscuri ed enigmatici, tramite un'inedita lettura di fatti della storia personale dell'artista e un'analisi delle sue opere, ripercorrendo la sua vita dall'Europa all'America e acquisendo interviste, documenti e inaspettate rivelazioni, nonché le testimonianze della sua principale biografa (Laura Claridge) assieme al diario dell'unica figlia Kizette. Attraverso episodi nodali dell'infanzia e dell'adolescenza, l'autrice svela le motivazioni che hanno portato l'artista a produrre opere di grande impatto, suggestive e provocanti dove lo stile si rivela più cupo e malinconico per il lento e progressivo peggioramento del suo stato psichico. Dopo un ricovero in una clinica svizzera, Tamara continua a viaggiare e dipingere per concludere la sua straordinaria esistenza in Messico, dando pace alle sue ceneri nel vulcano Popocatépetl, ultimo trasgressivo paradosso.