Nilufar non si dà pace. Dopo gli anni vissuti a Parigi, tra le luci degli Champs Élysées e i concerti a Bercy, non riesce a riadattarsi a Teheran, città che aveva lasciato da bambina quando i suoi genitori l'avevano portata a vivere in Francia. Solo la musica la riconcilia con la vita. Una passione divorante che in Iran deve fare i conti con i brutali divieti del regime. Soprattutto per le donne, cui viene addirittura proibito di cantare da solista. Per fortuna in questa sua passione non si sente sola: sono molti nelle città iraniane i giovani che sfidano i divieti del regime suonando con le loro band negli scantinati e nei garage! Così le è facile mettere su un quintetto rock insieme all'amico Pedram che suona il basso e ad altri tre amici musicisti: lei suona la chitarra, ma soprattutto canta. L'opportunità di esibirsi è data da un invito a tenere un concerto all'ambasciata britannica. Per questo si impegnano a fondo: prove a ritmo incalzante, questua tra amici e parenti per raggranellare i soldi per affittare lo scantinato insonorizzato, discussioni a non finire sul programma, le canzoni, i testi, la lingua in cui cantare. Insomma il gruppo è in pieno fermento. Alla vigilia del concerto arriva però la doccia fredda: l'ambasciata ha chiuso i battenti. La Gran Bretagna è stata il primo paese europeo a seguire gli Stati Uniti e ad applicare le sanzioni economiche contro il programma nucleare dell'Iran, e così un gruppo di basiji ha fatto irruzione nell'ambasciata, ha saccheggiato quel che poteva, distruggendo arredi e computer. Tutto viene annullato. Gli amici sono disperati. Il sogno è svanito. Ma la bella Nilufar non si perde d'animo e troverà un'altra via per raggiungere il pubblico.