Mi sembra che la virtù sia cosa diversa, e più nobile, delle inclinazioni alla bontà che nascono in noi. Le anime per se stesse regolate e ben nate seguono la stessa via e presentano nelle loro azioni lo stesso aspetto di quelle virtuose. Ma la virtù significa un non so che di più grande e di più attivo che lasciarsi dolcemente e tranquillamente condurre da un'indole felice sulla via della ragione. Colui che, con dolcezza e mitezza naturale, disprezzasse le offese ricevute, farebbe cosa bellissima e degna di lode: ma colui che, punto e colpito sul vivo da un'offesa, si armasse delle armi della ragione contro quel furioso desiderio di vendetta, e dopo un grande conflitto arrivasse infine a dominarlo, farebbe senza dubbio molto di più. Quello agirebbe bene, e questo virtuosamente: la prima azione potrebbe chiamarsi bontà; l'altra, virtù.