La cosiddetta "rivoluzione digitale" sembra non arrestarsi. Oramai non vi sono più ambiti della nostra vita quotidiana e delle nostre pratiche che non siano stati raggiunti e trasformati dal processo di digitalizzazione, inteso come un progresso tanto desiderabile quanto inevitabile dai profeti delle tecno-utopie. Nonostante ciò, sin dal 2000 si è diffuso un termine, postdigitale, che sembra raccontare un'altra storia. Esso dà voce a un crescente disincanto nei confronti delle promesse non mantenute da quella "rivoluzione", e prelude a una mentalità diversa, per la quale l'esperienza diretta e il fai-da-te contano di più del prodotto preconfezionato e presto obsoleto. Accanto a una ricostruzione della storia del concetto di postdigitale, che spazia dall'arte all'architettura, dalla critica sociale all'educazione, questo libro suggerisce una preliminare proposta etica muovendo dai lavori di Florian Cramer, una delle voci più autorevoli e originali nel dibattito internazionale.