«Avremmo torto a considerare l'evoluzione di Camus come un'ascensione rettilinea che va dall'indifferenza alla rivolta, dall'accettazione ribelle alla santità. Si tratta invece di una dialettica che è ricerca sofferta dell'equilibrio. Quanta attenzione e fatica per mantenere questa sfumatura che separa il sacrificio dalla mistica, l'energia dalla violenza, la forza dalla crudeltà.» Pagine scritte con il fuoco, quelle che seguono sono anche le ultime che Rachel Bespaloff abbia scritto prima di levare la mano su di sé. Sono dedicate ad Albert Camus, la cui intera riflessione appare come un intensissimo corpo a corpo con la questione della mortalità, ovvero con la consegna della sorgività vitale della cosa umana al destino cieco e vuoto dell'assurdo. Come in una fuga di specchi, l'autore francese e la pensatrice ucraina si rincorrono in una corsa tanto inebriante da provocare a volte le vertigini. Le parole dell'uno divampano nell'interpretazione dell'altra.