"La varietà della materia raccolta in questa miscellanea riflette proporzionalmente l'anomala, enorme versatilità della esperienza intellettuale e critica di Gian Paolo Marchi. L'ampiezza culturale di Marchi - già rara per il suo tempo - sarà ancor meno facilmente reperibile nella loro generazione. Ma insieme a questo dato, sta certamente il fatto individuale di una curiosità onnivora e di una inappagabile volontà di partecipazione ai fatti della cultura e della civiltà in genere. Maturato attraverso l'altissimo magistero di Giuseppe Billanovich, l'umanesimo di Marchi nasce dal felice connubio tra una natura prontamente sollecitata dal bello e una città di appartenenza che, nelle parole e nei marmi, nei libri e nei monumenti, tramanda con armonia i segni di duemila anni di storia. Gli studi di Marchi partono infatti dalla familiarità capillare con tali documenti di arte, letteratura, civiltà: dal medioevo dell'Arcidiacono Pacifico e dal primo umanesimo di Guarino Veronese, attraverso l'illuminata stagione di Scipione Maffei, attraverso l'Ottocento di Pindemonte, dei Betteloni, di Salgari (per cui è stata conferita a Marchi l'onorificenza di Cavaliere dell'Avventura) essi approdano felicemente al di là del capo opposto della penisola italiana, alla Sicilia di Verga e, parallelamente, al capo - questa volta metaforico - della prosa italiana, cioè al Manzoni del romanzo."