Marchette, recensioni pilotate, lisciate di pelo: il giornalismo culturale ha messo al bando uno dei suoi generi più audaci, la stroncatura. Non più duelli, dunque, ma pranzi di gala, passerelle su carta stampata dove persino, anzi soprattutto i più mediocri tra gli scrittori (che della conventicola letteraria fanno parte), ricevono gli omaggi della critica.