Tra alieno e alienato corre lo stesso filo sottile che unisce l'ospite, lo straniero, al nemico. Il confine tra l'accettazione e il rifiuto, tra l'apprezzamento e la condanna non è quasi mai visibile, perché nessuno può pienamente comprendere la propria identità e cosa possa fargliela perdere. È la società stessa a generare alienazione poiché include, sottraendo parte dell'essere dell'individuo, e insieme esclude, producendo diversità e marginalità. L'ambiguità è nella tragedia stessa della vita, come spiega il mito di Edipo: eroe del potere che impone una legittimità normativa e, al contempo, la viola per poi tornare a purificarla. Allo stesso modo, oggi, l'immigrato, come eroe del lavoro, sopperisce alla carenza di manodopera, come sottopagato o clandestino attenta al benessere dei lavoratori autoctoni e, come capro espiatorio, subisce il peso di una sicurezza sociale mai garantita.