"Perché si scrive? O meglio, perché si sente l'esigenza di condividere con altre persone i propri pensieri? Nella domanda forse c'è la risposta. Vedere un bel film o leggere qualcosa che ci tocca, vivere delle angosce o delle paure, delle emozioni e non poterle confrontare penso sia una cosa sterile. A mio parere è vivere a metà. Ho notato che gli uomini hanno bisogno di raccontarsi un po' per costruirsi una propria biografia, una continuità. In quanto esseri umani che devono fare i conti con il tempo, dando voce alla propria storia è come se prolungassero la vita attraverso il racconto. Ero piccola quando ancora si usava nei nostri paesi vivere "fuori casa". Ci si sedeva nelle sere d'estate davanti alle proprie abitazioni, i ragazzi giocavano, gli adulti raccontavano. Né la televisione né tanto meno i social avevano la preminenza nella vita di ognuno che hanno oggi. Ed allora ecco che il racconto, il ricordare, il riflettere, il pensare ad alta voce assumeva il significato di cultura; nel senso di formazione intellettuale e morale, e della consapevolezza del ruolo che avremmo avuto nella società"