Nell'autunno del 2014 venivano trasmesse in televisione le immagini degli scontri tra le forze dell'ordine e i residenti di un quartiere della periferia di Roma, che cercavano di impedire l'arrivo di un gruppo di richiedenti asilo in un edificio della zona. Ricordo che quello è stato il momento in cui, per la prima volta, mi sono chiesta se inserimenti di questo tipo potessero avvenire senza violenza, e quali potessero essere le modalità attraverso cui far accettare ai cittadini la presenza dei migranti negli spazi della nostra vita quotidiana. L'occasione per rispondere alle mie domande si è presentata nel corso del mio tirocinio presso l'Ufficio Immigrazione della Prefettura di Trieste. Lì, infatti, sono venuta a conoscenza dell'esperimento di accoglienza che si era appena concluso in una piccola frazione del Comune di Duino, Villaggio del Pescatore, che aveva avuto come protagonisti 14 richiedenti asilo provenienti da Afghanistan, Pakistan e Gambia. Il presente lavoro esplora le motivazioni per cui ritengo l'esperimento di Villaggio del Pescatore un modello positivo di accoglienza diffusa.