Tutto quello che in queste fughe si racconta è visto e perso di vista attraverso le nebbie della storia, è un lembo di bruciante verità esistenziale rimasto impigliato nella trama mai troppo precisata degli eventi collettivi: l'agonia dell'avventura coloniale italiana vista nella lente deformata di una "storia di famiglia"; il processo a Leni Riefenstahl, la regista di Hitler, ricostruito in forma di audizione per uno spettacolo; l'ondivaga confessione del primo terrorista dissociato della sinistra rivoluzionaria tedesca degli anni '70; l'imperialismo russo che si ripete in farsa nelle gesta di un attore chiamato a sostituire Vladimir Putin nelle occasioni ufficiali; il maggio del '68 concentrato e dissolto nel claustrofobico "dramma da camera" di un commissariato parigino. In una continua confusione tra sfondo e figura, il singolo continua a essere, come diceva Georg Büchner, "solo schiuma sulle onde" e l'anacronismo del teatro l'unico luogo in cui il suo urlo possa ancora riecheggiare. Postfazione di Graziano Graziani.