La prima edizione di questa Storia della Dc uscì nella primavera del 1978, nel pieno dell'emergenza del sequestro di Aldo Moro; una seconda edizione, aggiornata, nel 1993, l'anno che segnò la fine della Prima Repubblica e contestualmente del partito che la incarnò. Galli, lungo la trattazione, non disconosce i meriti della Dc, ma non esita a dichiarare nell'introduzione all'edizione del 2007 dell'opera: «Quello "stile di governo" è stato caratterizzato anche da rapporti con il crimine organizzato, in misura molto più elevata che nelle altre democrazie occidentali. La Dc ha ereditato la mafia, la camorra, la 'ndrangheta dalla storia italiana: ma ha trattato con loro invece di avversarle, le ha tollerate invece di combatterle. È ovvio che la Dc non era una "associazione a delinquere" (come pure negli anni Settanta fu accusata di essere), e che la storia del partito non è una storia criminale. Ma è altrettanto pacifico che il potere democristiano è stato costellato di scandali e ruberie, e che nella storia politica della Dc il crimine organizzato ha avuto un peso specifico». E ancora: «Certo gli "anni di piombo", e la stessa parabola del partito armato, richiamano un'altra grave responsabilità ascrivibile alla Dc: quella connessa alla "strategia della tensione", con la sequela di eccidi, delitti e attentati di matrice terroristica rimasti senza colpevoli, a partire dalla strage di Piazza Fontana. Responsabilità codificate dal fatto che il ministero dell'Interno, e il controllo degli apparati di sicurezza, è sempre rimasto in mani democristiane».